La risposta dell'Arcivescovo alla terza domanda sull'Amicizia
Primo giorno
consigliamo un gesto da fare non appena arrivati che si riferisca alla prima parte della domanda
Caterina: Io volevo chiedere: chi è un amico? Io ho tante persone che reputo amici. Talvolta, guardandoli, mi sento preferita, talvolta mi sento esclusa. Sono comunque amici? Spesso faccio fatica ad ammettere la mia fede con loro o non riesco a dire che non posso andare con loro perché devo andare a Messa.
Mons. Delpini: L'amicizia è una delle cose più belle della vita e quindi io vi auguro di avere dei veri amici. La domanda è proprio questa: che cos'è l'amicizia, chi è il vero amico? Forse possiamo fare degli esempi.
Secondo giorno
Per chi - probabilmente la maggioranza - fa 4 giorni e 3 notti, si potrebbe fare un gioco che riprenda le diverse modalità di essere amici che ha descritto il vescovo: la complicità, l'essere panchinari e l’essere amici per la costruzione di un bene. Raccomandiamo di non fare squadre che corrispondano a una categoria, ma che queste siano presenti in ogni squadra.
Il testo di riferimento di mons. Delpini
Credo che tutti possiamo essere d'accordo nel dire che gli amici sono quelli con cui sta volentieri. Gli amici non sono quelli che tu incontri perché li “devi” incontrare. Tu vai a scuola, c'è una classe, perciò devi incontrarli; però fra quelli che sono lì nella stessa classe ci sono alcuni con cui stai più volentieri. Questa mi pare la formula più generica. Però, perché io sto volentieri con quelle persone lì? Talvolta si sta volentieri con alcuni, combinando disastri; cioè, l’essere insieme dà il coraggio di fare il male. Ci sono le mura della città che sono imbrattate da ogni scritta, ogni stupidità, ogni cosa che rovina il muro. Chi ha fatte queste cose? Io credo che siano due o tre che una notte dicono: andiamo a sporcare il muro. Trovarsi bene insieme per fare il male. Ecco, alcuni pensano che questa sia l'amicizia, che non conta se si fa del bene o del male, l'importante è stare bene insieme. E se la compagnia ti dice: andiamo a rovinare un cartello stradale, andiamo; siamo in tre, siamo in cinque, ci facciamo coraggio a vicenda per fare danni. Si potrebbero anche chiamare amici, in realtà sono complici, non nasce un'amicizia, nasce una complicità. Dunque si sta bene insieme, ma il motivo per cui si sta bene insieme è un disastro.
Poi ci sono quelli che stanno bene insieme per far niente; si siedono sulle panchine, che siano quelle dell'oratorio, o quelle del parchetto o qualsiasi spazio intorno alla casa e stanno lì, e cosa fanno? Niente. Quando rientrano e i genitori domandano: “Dove sei stato?”. “Sono stato con i miei amici” e “Cosa avete fatto?” “Niente!”. Stare bene insieme senza far niente. Questa non si chiamerebbe amicizia, questi sono i panchinari, sono quelli che amano la panchina, stanno lì, sparano stupidate, un po’ ridono, un po’ scherzano, un po’ litigano. Cosa avete fatto oggi? Niente. Anche questo io direi che è sì, stare bene insieme, ma è una “panchinata”, uno stare sulle panchine.
Ci sono, invece, quelli che stanno bene insieme e si appassionano a far qualcosa, qualcosa di bello; stanno bene insieme e dicono: “Dai che inventiamo un giornalino!” e nasce, come avete raccontato, un giornalino. E tutti hanno voglia di scrivere, di dire la loro. Stanno bene insieme e fanno qualcosa di bello. Oppure ci sono quelli che stanno bene insieme e dicono: “Dai che andiamo a trovare i vecchietti che sono sempre soli, da solo, non ce la faccio, mi vergogno, ma se andiamo tutti e cinque, allora seminiamo la gioia nella casa di questi vecchietti”. Stanno bene insieme, ma fanno del bene
N.B. È interessante usare di questa giornata affinché ogni ragazzo possa individuare quando vive una o l'altra modalità di amicizia e capire quale gli corrisponde. Nel modo di giocare e di vivere la vacanza infatti è facile individuare questi atteggiamenti e renderne consapevoli i ragazzi. Naturalmente la nostra preoccupazione educativa non è stigmatizzare ma provocare una verifica.
Terzo giorno
Il testo di riferimento potrebbe essere questo:
Io credo che la vera amicizia è quella che ti rende migliore; la vera amicizia è quella che ti incoraggia a vivere bene la tua vocazione, la vera amicizia è quella che non ti induce a fare delle cose sbagliate, non ti fa perdere tempo, ma ti aiuta a realizzare la tua vocazione. Ecco, questa mi sembra la risposta.
È il giorno della gita, un'occasione per fare esperienza dell’aiuto reciproco e per scoprire che l'altro è essenziale per me.
Quarto giorno
Il testo di riferimento potrebbe essere questo:
Quelli tornano a casa e magari il papà gli chiede: “Dove sei stato oggi?”. “Sono stato con i miei amici” e Cosa hai fatto?”. Beh, io penso che quelli che hanno fatto danni non hanno neanche il coraggio di dirlo, sono stati in giro per la città a sporcare i muri; pensa te! Non hanno il coraggio di dirlo. Quelli che sono stati sulla panchina rispondono: “Niente abbiamo fatto”. Quelli che invece sono stati insieme per far del bene possono dire: “Abbiamo regalato gioia, abbiamo fatto delle cose belle, abbiamo cantato, abbiamo suonato, abbiamo recitato, abbiamo pregato”.
Teniamo presente che quest'anno le vacanze sono più brevi, quindi anche l'ultimo giorno andrà sfruttato a fondo, magari per fare un gesto di bellezza per tutti, o se possibile, un gesto di carità o una raccolta per la nostra grande amica, Rose, che ci ha avvicinato così tanto al destino.
Anche l'assemblea potrebbe essere una risposta alla domanda del vescovo sottolineando che chi ha fatto veramente una esperienza di bene per sé ha voglia di raccontare.