Sono davvero passati tre anni? Tre anni in uno schiocco di dita, ancora non mi capacito di essere sopravvissuta alle medie… ed oggi vi scrivo, in un giorno calmo di un Maggio uggioso, tendenzialmente in ritardo. In questo ultimo periodo della mia vita, Edimar è diventato sempre più bello ed importante, ha acquistato un significato particolare, ma non è sempre stato così…
Ero solo agli inizi della prima media quando sono stata invitata in quella che si definiva una Compagnia di Amici… trascinata dall’entusiasmo genesono tornata per un amico con leggerezza tutto l’anno, con l’unico e preciso intento di scorrazzare urlando, indifferente a tutto e tutti. Ero estremamente più frivola, innamorata del mio placido prendere nulla sul serio. Mi ricordo benissimo che, oltre a fare confusione, ero a disagio nei dialoghi, poiché mi sentivo un po’ come a scuola: oppressa, ansiosa, qualcuno si aspettava forse da me una risposta corretta? La Promessa è un vago ricordo offuscato del rimorso, non so nemmeno se pensavo a quanto stessi facendo, e me ne dispiaccio. La vacanzina, molto semplicemente non la feci, per negligenza o motivi tuttora sconosciuti ai comuni mortali, seguendo l’ingenuo e stupido pretesto del “Massì, ho due anni davanti a me… la farò in futuro”. Mai predizione fu più funesta e sbagliata. Infatti, d’intralcio al mio ipoteticamente sereno futuro, si mise una pandemia. Durante la quarantena, mi staccai definitivamente (O almeno così speravo): non partecipavo ai raduni online, sempre nel più assoluto disagio. E poi, dopo un’estate come convalescenza dal Lock-Down, ho cercato di ricominciare senza badare ai miei inutili e superficiali errori passati. Spessissimo immersa nel rimorso e nell’autocommiserazione, ripensando a quanto tempo io abbia sprecato, e scuotendo la testa con rassegnazione ripensando alla mia desolante frivolezza. Sono arrivata poi, circa a Marzo ad un punto in cui mi sono sinceramente stufata del crogiolarmi nel vittimismo, e ho deciso di fregarmene degli anni scorsi per non rifare lo stesso errore: son felice ora, viviamo il presente!
Per me Edimar è diventato soprattutto questo, una Compagnia in sono sicura che tutti i miei errori più stupidi siano stati dimenticati. Ad Edimar mi sono sentita voluta bene, un sentimento indistinto ma che mi ha reso e che tuttora mi rende felice.
Cosa mi ha fatto ritornare? Un amico piombato all’improvviso dal cielo, a Settembre, che mi ha effettivamente trascinato nelle chiamate giornaliere della preghiera, per poi ritornare subito dopo a discutere di chissà quali misteri dell’universo; o che forse mi ha inconsciamente spronato a venire. Gli sono infinitamente grata, senza di lui mi sarei probabilmente persa tutto una volta di più. Ad ogni modo, tra una chiamata e l’altra, ho compreso che era proprio come mi era stato detto in prima: solo degli amici che stanno insieme, e cosa c’è di più bello di questo? Vengo ad Edimar perché mi sento ogni volta più serena, che sia uno dei leggendari raduni di gruppo del venerdì, che sia una messa, che sia una chiamata per chiacchierare un po’, che sia un dialogo fra le terze su un qualsiasi complesso dubbio sulla vita… non lo so. So solo che sono contenta, devo capire più precisamente perché, ma fintantoché dura la mia contentezza, voglio esserci.
R.
Papà ti scrivo in una noiosissima ora di italiano cosi mi distraggo un po’ e tento di farti sapere quello che penso e vivo in questi giorni.
Ti voglio raccontare che cosa mi è capitato e di come con un incontro casuale io mi sento rinato.
Due settimane fa ero completamente stufo. Ne avevo piene la palle della scuola, dei prof, dei voti. E mi sono sfogato su facebook. Ho fatto una dedica ai miei prof. Ho scritto che sono una banda di sfigati e che meritano nulla dalla vita. “un malato della mutua ha più dignità di voi” dicevo… e terminavo il mio pensiero con un bel invito ad andare a cagare. Sai papà cosa penso della scuola. 40 dei miei amici hanno cliccato su “mi piace” dandomi ragione. E io mi sono sentito gasato.
Il giorno dopo leggo un commento a quello che ho scritto. Diceva: “Sei proprio un pirla. Ma sei uno in gamba, da conoscere”. E chi è che mi da del pirla? Cosi ho iniziato ad approfondire quel messaggio e a curiosare sul profilo face di questo L. M. che ha osato darmi del pirla. Che sensazione strana quando ho capito che lui di lavoro faceva l’insegnante! Finché mi ha sfidato: se hai le palle fatti vivo martedì in giro per domo che parliamo a voce.
Cinque giorni dopo era martedì. Tu sai che io ho la testa dura. Mi sono presentato per conoscere il prof. Erano le 3 del pomeriggio. Io volevo andare da lui e ripetere i miei pensieri. Io dico sempre quello che penso. Ho visto il prof. Ci siamo presentati. Lui ha fatto un po’ di battute e mi è stato subito simpatico. Ha detto che lui non scrive su facebook tutto ciò che pensa altrimenti finirebbe in prigione. Che ridere. Ha ben ragione! Cioè, bisogna usare la testa prima di finire nei guai.
Poi mi fa una proposta: vieni a Milano a una tre giorni, c’è il papa.
Io mi definisco ateo, non ne voglio sapere di religione, ma con quella proposta è nato il desiderio di esserci. Volevo assolutamente esserci anche io. Volevo vedere se quel prof diceva cazzate o se davvero usare la testa rende la vita migliore. E chissenefrega del papa!
E così ti ho chiesto il permesso e a Milano sono stato.
Papà sono rinato. Ho visto il mondo. Ho visto amici della mia età contenti di vivere, minchioni come me ma con un gusto nello stare insieme che è una figata. Mi sono messo quasi a piangere dalla gioia una sera quando il prof mi ha preso in disparte con altri due miei amici che già conoscevo per il basket, e si è messo a parlarci un po’ scherzando e un po’ seriamente. Hai in mente papà quando vai a domrmire alla sera stanco ma con il cuore contento? Boh. A me non capita quasi mai. A milano invece si.
Il prof mi ha salutato da milano dicendomi due cose: 1 sono in gamba 2 che mi vuole ancora con sé. Ha detto che sta organizzando una vacanza-lavoro con i terremotati di L’Aquila e una camminata in giro per la Spagna a Santiago. Ho preso già gli accordi, vado al lavorare. Le promesse sono promesse. Però papà io devo andarci. Io devo stare con quei ragazzi lì. Lo sento come un’esigenza, un fascino che non voglio perdere. Papà io ho bisogno di vivere cosi. Aiutami ad andare. Troviamo il modo. Aiutami a non perdere questa occasione per la mia vita. Io vedo che qui c’è l’occasione delle occasioni. Non posso perdermela.
Ti voglio bene, anche se non te lo dico mai. Non incazzarti.
M.
Carissima,
questo viaggio a Corvara ha cambiato tantissimo le mie idee. Il primo giorno, come ben sai, eravamo tutti molto stanchi. Quando ho sentito che ci dovevano portare in una sala per cantare mi sono praticamente saltati i nervi!!! Non solo ero sveglia dalle 4 del mattino… ora dovevo pure cantare sino a tardi. Quello era uno dei giorni in cui volevo andarmene a letto e basta. Quando poi il Don ha iniziato il discorso…non ne parliamo! Ero talmente rincretinita che non ho capito il senso vero di quel discorso. Tutta la sera è stato così. Non volevo fare niente, non volevo cantare e non volevo giocare. V. non era meglio di me, quando poi ci hanno fatto cantare “alla caccia del leone” mi guardava con una faccia che mi diceva “Ma dove caspita mi hai portata?” Quel primo giorno non è finito tanto bene perché ancora non ero entrata dentro la vacanza, ancora non riuscivo a vederla con gli occhi di un cavaliere. Dal secondo giorno tutto è cambiato: con l’escursione mi sono accorta che nonostante la fatica tutti cercavano di aiutarsi e, lasciando perdere i 2 o 3 galletti che ci prendevano in giro per il fatto di essere sardi, mi sono divertita moltissimo!!! Ho conosciuto tante persone che avevano proprio la voglia di divertirsi insieme e grazie a loro sono riuscita a farlo anch’io. La sera il discorso del Don non mi è sembrato più noioso, perché ormai, vedendo così tante persone che riuscivano a divertirsi senza magari neanche conoscersi, ero cambiata anch’io! Ho vissuto quella serata molto meglio della prima, perché secondo me la ragione di questa vacanza è proprio far cambiare quelle persone che non riescono ad apprezzare le cose semplici della vita, che sono proprio queste. Ho imparato che si può vivere benissimo senza televisione quando ci sono gli amici! Dal primo giorno il mio punto di vista di vedere le cose è cambiato talmente tanto che alla fine non volevo più andarmene!!! Avrei voluto tantissimo che la vacanzina fosse durata qualche giorno in più, anche solo un giorno in più! La sera della festa poi, nonostante ci fosse un tempo brutto che non avevamo previsto, siamo riusciti lo stesso a divertirci. Con gli amici secondo me si può fare qualsiasi cosa, perché ora non ho un brutto ricordo della festa, in cui sono scontenta perché piove, anzi! Ho un ricordo della festa talmente bello che se magari non ci fosse stata la pioggia non sarebbe stato così bello. Alla fine del viaggio anche V. è cambiata. Con gli altri era sparita persino la mia grande timidezza. Ancora un po’ sono timida, ma vedendo 280 persone che parlano fra loro mi ha fatto capire che non c’era motivo di esserlo. Adesso non vedo l’ora di andare al meeting di Rimini per ritrovare alcuni degli amici che ho lasciato a Milano. Grazie per questa vacanza stupenda!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
S.
…mi trovo benissimo in questa compagnia perché ho vicino a me sotto forma di amici e amiche la presenza di Gesù che mi è sempre vicino,nelle difficoltà e felicità. Ad esempio quando una volta eravamo a Milano per il ritrovo, ero seduto vicino ad uno dei miei più cari amici, e in quel momento stavano spiegando il gioco che avremmo poi dovuto fare. Io ero intento a parlare al mio amico, lui mi disse che avremmo potuto parlare dopo. Era l’unica volta che non si mise a chiacchierare con me, ma mi fece capire la vera importanza di un amico che sa farmi stare attento quando è necessario. Qua ho notato particolarmente la presenza di Gesù vicino a me, spero e sono certo che continuerà a guidarmi e a starmi accanto” Francesco (Biella).
Io non sono una di quelle persone che riesce a vedere Gesù nelle piccole cose, io faccio fatica. Venire ai Cavalieri mi aiuta a stare attenta, a esserci.
Ad esempio, io suono la chitarra, e da quando mi è stato di partecipare al gruppo canti insieme a Gabriella e Miriam, le ragazze che cantano, la mia amicizia con loro è cambiata: prima stavo con loro semplicemente perché mi stavano simpatiche, ora è diverso, non è un’amicizia come le altre, c’è qualcosa di più grande, di più bello. Stare con loro mi aiuta a essere attenta, mi ricorda che devo essere Protagonista tutti i giorni, che il mio Si lo devo dire sempre. Vedo Gabriella e mi ricordo, vedo Miriam e mi ricordo.
Ho iniziato a rendermi conto di ciò che mi circonda, non che prima non lo facessi, ma ora faccio più caso a quello che mi accade, nelle piccole cose dove "cambiando qualcosa cambia tutto": grazie anche al lavoro svolto con i prof, mi sono accorta che molte volte intorno a noi ci sono dei segni che prima da sola non ero in grado di cogliere, e che invece ora si, perché tutto ha la sua strada anche se si fa fatica a trovarla, il cammino è faticoso ma in questo momento ho una certezza: io non sarò sola, quando cadrò Lui mi rialzerà, sarà sempre lì per me.
Anna, Rho.
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